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MINDFULNESS E MEDITAZIONE: QUALI DIFFERENZE E COME SI PRATICANO

Scopri cos’è la mindfulness e quali sono le differenze rispetto alla pratica di meditazione buddhista tradizionale. Clicca qui e scopri di più.

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L’origine della meditazione è fatta risalire agli insegnamenti della guida spirituale Siddhartha Gautama, il Buddha storico, che visse intorno al V secolo a.C. nell’attuale Nepal e India settentrionale.

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CHE COS’È LA MEDITAZIONE

In questa pratica, la concentrazione si sviluppa nell’osservare i processi di mente e corpo nel loro continuo evolversi. Il concetto originario di “visione penetrativa” o “visione speciale”, o in pali “Vipassana”, è stata illustrata nel “Discorso sui quattro fondamenti della presenza mentale” (Satipatthana Sutta) ed è da millenni parte della tradizione meditativa orientale.

In questo discorso sulla mindfulness il Buddha sancisce quattro oggetti validi per la meditazione: il corpo, le sensazioni, la mente e i fattori mentali. Questo, insieme ad altri insegnamenti, è il fulcro centrale della tradizione Theravada. Quest’ultima è una forma di buddhismo oggi diffusa principalmente nel sud-est asiatico (Thailandia, Sri Lanka) e viene solitamente identificata come la tradizione più antica e originaria degli insegnamenti del Buddha.

Nelle varie pratiche di meditazione oggi, possiamo imparare a fermarci e a entrare più profondamente dentro di noi, per percepire spazi interiori che di solito non godono della nostra attenzione. Questo è utile per coltivare uno spazio di rilassamento, per recuperare energia e sentirci più riposati, per inserire nella nostra quotidianità un momento di contatto con noi stessi.

Oggi, nella nostra società contemporanea, la maggior parte di noi conduce ritmi frenetici e riceve costantemente un numero enorme di input dall’esterno. Viviamo immersi negli stimoli visivi, uditivi, emotivi. E’ uno stile di vita profondamente diverso dalle antiche civiltà che basavano il risveglio spirituale sulle pratiche meditative.

Per condurre un lavoro profondo di trasformazione interiore, dunque, il solo utilizzo della meditazione risulta insufficiente, in quanto resta separata dalla vita quotidiana. Se ci concediamo di meditare per venti minuti ogni giorno e basta, creiamo una sorta di separazione tra la pratica e la quotidianità. Diventa un atteggiamento simile a quando pratichiamo sport: vado tre volte a settimana a pilates, poi per il resto del tempo vivo la mia vita. Certo, avrò dei benefici che nel tempo “si stabilizzano” anche nella quotidianità, cioè migliorerà la mia postura, i miei muscoli saranno più forti, ma durante le mie giornate penserò e farò tutt’altro. Mindfulness e Meditazione sono complementari in questo senso.

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COS’È LA MINDFULNESS

Il termine Mindfulness è una traduzione di un termine antico in lingua pali “sati” che significa appunto consapevolezza, prestando attenzione, attenzione sollecita. Questo termine è caratterizzato da una sfumatura relativa al ricordo, al ricordare, alla memoria, al ricordarsi di tornare costantemente all’osservazione diretta dell’esperienza quando ci si accorge di averla perduta.

Dal momento in cui veniamo al mondo, “il qui e ora” è l’unica cosa che abbiamo.

• Possiamo imparare dal passato, ma non possiamo riviverlo.

• Possiamo sperare in un futuro, ma non abbiamo la certezza che ve ne sia uno.

Eppure, la maggior parte di noi, non vive il presente.

  • Tendiamo a preoccuparci troppo per il futuro
  • Rimuginiamo in continuazione sul passato

La Mindfulness significa essere consapevoli e pienamente presenti in ciò che sta accadendo nel momento presente, calandosi nel qui ed ora in modo non giudicante.

La diffusione della pratica della mindfulness nella cultura occidentale si deve a Jon Kabat-Zinn, biologo e professore alla School of Medicine dell’Università del Massachussets. Jon Kabat-Zinn, considerato il padre della mindfulness in ambito scientifico, entra al MIT di Boston nel 1971 ed è proprio in questo periodo che inizia a dedicarsi allo yoga e alla meditazione zen anche grazie a maestri come Thich Nhat Hanh.

E’ in questo contesto culturale che Jon Kabat-Zinn che delinea la differenza tra meditazione e mindfulness e la differenza tra yoga e mindfulness e sviluppa così il programma Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR) nel 1979. Questo tipo di programma è volto a promuovere il rilassamento fisico ed emotivo mediante pratiche “indirette” o “centrali” di consapevolezza mindfulness al fine di aumentare il benessere dell’individuo, la gestione dello stress e favorire il corretto funzionamento delle risorse naturali di auto-guarigione dell’organismo.

Questo protocollo in seguito è stato sviluppato ed applicato non solo in ambito clinico o in ambito educativo e organizzativo e diventa un vero e proprio stile di vita con esercizi di consapevolezza per ogni momento della giornata, infatti la pratica della Mindfulness può essere praticata in maniera formale ed informale.

La pratica della Mindfulness formale richiede di ritagliarsi del tempo ogni giorno da dedicare alla meditazione, in silenzio, prestando attenzione alla respirazione, ai sensi, alle emozioni, ai suoni ecc.

La pratica della Mindfulness informale invece non segue regole precise. Consiste nel prendere coscienza della vita di ogni giorno, prestando una nuova attenzione a tutte quelle attività quotidiane che spesso svolgiamo inserendo il “pilota automatico”: mangiare, camminare, fare una doccia, guidare, sbrigare le faccende domestiche ecc.

QUAL’È LA DIFFERENZA TRA MEDITAZIONE E MINDFULNESS?

La vera differenza tra Mindfulness e Meditazione è che la prima contiene la seconda, ma è anche molto di più.

Se vogliamo davvero fare un salto di consapevolezza, utilizzare la sola meditazione ci farebbe rallentare il processo di molto molto tempo. Applicare invece l’auto-osservazione nell’azione ci permette di velocizzare il processo di risveglio dagli automatismi meccanici. La pratica della Mindfulness, attraverso l’auto-osservazione ci permette di comprendere che i pensieri vanno e vengono, e noi non siamo i nostri pensieri. La consapevolezza ci permette di cogliere i nostri schemi di pensiero negativi prima che questi ci risucchino in una spirale discendente. Ci restituisce il controllo della nostra vita.

Gli esercizi protocollo Mindfulness ci aiutano a sviluppare la capacità di essere aperti e compassionevoli e di smettere di inseguire tutti quei pensieri che arriviamo a giudicare dannosi, irrazionali o inutili, osservandoli per quello che sono senza però cercare di bloccarli, perché otterremmo l’effetto opposto. Ogni tentativo di eliminare i pensieri è una lotta contro la mente che non fa che aumentare lo stress.

Se vuoi sapere come praticare la Mindfulness nella tua vita quotidiana qui trovi un articolo su 5 esercizi Mindfulness guidati da provare subito

I SETTE PILASTRI DELLA MINDFULNESS

Per coltivare la consapevolezza dunque, non bisogna apprendere meccanicamente alcune istruzioni, ma bisogna innanzitutto assumere un atteggiamento di completa apertura mentale, solo così si sviluppa un apprendimento ed una accettazione delle cose così come sono.

I sette aspetti fondamentali dell’atteggiamento con cui ci approcciamo alla mindfulness e meditazione e che ci aiutano poi nella vita quotidiana sono:

1. NON GIUDIZIO

Quando si presta attenzione al flusso dei pensieri della nostra mente, ci si rende conto di quanto si giudica la nostra esperienza quotidiana e ciò non aiuta a trovare una pace interiore; bisogna porsi in un atteggiamento di “testimone imparziale” della propria esperienza, ovvero rendersi conto di questa modalità giudicante e quando un giudizio si presenta non cercare di reprimerlo, ma semplicemente osservare con apertura tutto ciò che vi si presenta, compresi i pensieri giudicanti.

2. PAZIENZA

La pazienza è molto importante quando la mente è agitata, soprattutto quando, durante la pratica meditativa, i pensieri sovrastano la percezione del momento presente. Con la pratica si arriva ad essere aperti e ad accettare qualsiasi momento così com’è, sapendo che le cose matureranno quando sarà il loro tempo.

3. MENTE DEL PRINCIPIANTE

Assumere la mente del principiante significa aprirsi, abbandonare l’atteggiamento del pensare di sapere già, lasciando cadere ogni aspettativa che si basa su esperienze passate.Osservare ogni cosa, ogni persona come se fosse la prima volta, senza utilizzare il filtro dei nostri pensieri e delle nostre opinioni.

4. FIDUCIA

Nella pratica della mindfulness si sottolinea il fatto che è importante trovare in se stessi una guida. L’unica cosa a cui si deve aspirare è di arrivare ad essere pienamente se stessi e sviluppare una fiducia di fondo nei confronti delle proprie sensazioni. Coltivare la fiducia in se stessi ci aiuterà ad aver fiducia anche negli altri e a riconoscere in loro gli aspetti positivi.

5. ACCETTAZIONE

Questo è il presupposto fondamentale del cambiamento, che è invece spesso ostacolato dal forzare situazioni come noi vogliamo, creando in questo modo ulteriori tensioni. Accettazione non significa rassegnazione o accettare passivamente le cose o rinunciare ai propri bisogni, ma semplicemente disponibilità a vedere le cose cosi come sono, senza i nostri giudizi, in questo modo possiamo avere una più chiara visione delle cose e riusciremo ad agire meglio con più convinzione e solo così sarà possibile il cambiamento, solamente accettando noi stessi con consapevolezza.

6. NON CERCARE RISULTATI

La maggior parte delle cose che facciamo, le facciamo per ottenere un determinato risultato. Nella pratica della Mindfulness questo rappresenta un ostacolo. Iniziare per esempio la meditazione pensando di rilassarsi, di raggiungere il benessere, di non sentire dolore, di diventare una persona migliore, significa stabilire già un risultato da raggiungere, sottintendendo di conseguenza che, così come siamo, non andiamo bene. La Mindfulness permette di essere completamente se stessi, senza avere l’obiettivo di “fare”, ma solo di prestare attenzione a ciò che succede in ogni istante, ad esempio se si è tesi fare attenzione alla tensione, osservandola. E’ proprio il non cercare di ottenere risultati, il miglior modo per ottenere benefici nella meditazione e con la pratica questi risultati arriveranno.

7. LASCIARE ANDARE

Lasciare andare, inteso come non attaccamento, è una forma di accettazione delle cose così come sono. La nostra mente tende ad attaccarsi a pensieri, emozioni e situazioni. Se sono piacevoli, cercherà di rievocarli continuamente. Se invece sono spiacevoli, ci arrecano dolore o ci spaventano, la nostra mente cerca di evitarli, come forma di protezione. Durante la pratica ci si limita ad osservare pensieri, emozioni, sensazioni, si accettano come esperienza del momento e si lasciano andare.

Di seguito vi posto una pratica fondamentale della meditazione Mindfulness:

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